La tecnologia come fedele alleato

In questi giorni di costretta reclusione dentro le nostre mura domestiche, dove la convivenza forzata è una sfida non indifferente per ogni famiglia, la tecnologia diventa per ognuno un fedele alleato.

Stiamo vivendo una difficile situazione di emergenza che ha messo individui, mondo aziendale, sanitario e didattico, di fronte a quella trasformazione digitale che già si è fatta strada nella nostra vita, ma di cui molti non ne hanno ancora piena consapevolezza.

Quella trasformazione digitale che sta muovendo i suoi passi per un cambiamento che coinvolge tutti noi, come persone e come professionisti.

Che impatta sulle attività di aziende, di organizzazioni, di enti, di studi professionali e sul nostro modo di agire e lavorare, in funzione di quelle opportunità e potenzialità che la stessa tecnologia può offrire.

La prepotenza di una emergenza sanitaria e tecnologica

Come il virus COVID-19 è entrato prepotentemente nelle nostre vite senza alcun preavviso, come un fulmine a ciel sereno, portando un profondo scompiglio nella nostra quotidianità,

così la tecnologia si è dovuta imporre come un bisogno inarrestabile e necessario per poter affrontare questa preoccupante emergenza.

In questo momento storico quindi la tecnologia diventa per noi un fedele alleato a cui affidarsi, affinché essa sia per noi un importante strumento per comunicare, per condividere, per lavorare, per essere vicini nella lontananza.

Tecnologia come fedele alleato

Dal giovane all’anziano, dal dipendente al libero professionista, tutti connessi nell’universo digitale, tramite i nostri dispositivi elettronici, smartphone, tablet, pc, espressione di una trasformazione digitale in atto.

Lo stato di necessità ha messo tutti noi di fronte alla percezione di un profondo cambiamento emozionale ma anche della modalità con cui possiamo vivere la tecnologia.

Mai come in questa situazione emergenziale, in cui viviamo l’inquietudine di un nemico invisibile, in cui siamo “costretti” tutta la giornata nella nostra casa, diventa essenziale, per affrontare il cambiamento, imparare a conoscere le nostre emozioni per elaborarle e gestirle.

Così come diventa essenziale riprogettare il nostro modo di lavorare e di gestire la nostra giornata lavorativa “a distanza”:

  • dove mutano le modalità di organizzazione delle riunioni,
  • dove cambia il modo di comunicare,
  • dove la relazione tra professionisti diventa digitale,
  • dove la tecnologia diventa il “nostro fedele alleato”.

Un alleato di cui però non tutti hanno piena consapevolezza ma che, in questa situazione di emergenza, si impone a noi come strumento che può supportarci in ogni contesto lavorativo, assistenziale, sanitario e didattico.

La tecnologia e le aziende: lo smart working

Si impone pertanto una riprogettazione lavorativa che si esprime nel modo di lavorare del professionista ma anche negli strumenti tecnologici, quali lo smart working, che le aziende utilizzano per poter continuare a lavorare al meglio in questa emergenza sanitaria.

Così le aziende, improvvisamente, si sono trovate a fare i conti con l’arretratezza culturale e tecnologica della nostra Italia a discapito dell’innovazione.

Arretratezza culturale e tecnologica

Se un certo numero di aziende stava già sperimentando lo smart working per cui di fatto preparati, nel giro di breve, sono stati in grado di mettere le proprie risorse nella condizione di lavorare anche da casa.

La maggior parte delle aziende, invece:

  • per una propria arretratezza tecnologica,
  • per la mancanza di consapevolezza e volontà di adeguarsi alla trasformazione digitale,
  • per l’arcaico concetto “il lavoratore lavora solo se lo tengo sotto controllo”,

lontani dal pensiero che l’obiettivo è il risultato e non il percorso fatto per ottenerlo, si trovano ora a dover improvvisare e adeguarsi velocemente alla trasformazione digitale.

Una modalità di lavoro che ci vede costretti ad una trasformazione, non solo del nostro approccio tecnico nei confronti dello strumento tecnologico, tramite una maggiore formazione e intuizione d’uso, ma anche del nostro approccio relazionale.

Relazione digitale

La situazione che stiamo vivendo ci mette nella condizione di rimodulare il nostro approccio relazionale come professionisti, come leader, come colleghi, proprio perché il contesto lavorativo, le mura domestiche, è cambiato.

Contesto in cui la relazione diventa digitale perché si esprime per lo più di fronte ad una webcam – nei cui confronti noi stessi spesso ci troviamo in difficoltà – tramite la quale non sappiamo come presentarci, ove formalità e informalità si confondono.

Una relazione “a distanza” che non si ferma alle aziende ma che ha dovuto inevitabilmente farsi strada anche nel contesto scolastico, in cui studenti e insegnanti si sono trovati a dover affrontare un diverso approccio didattico.

La tecnologia nella scuola: didattica a distanza

Nella situazione di emergenza sanitaria, studenti, insegnanti, educatori, a casa ormai da tempo, hanno dovuto rimboccarsi le maniche per dare una continuità anche alla didattica, affinché si continui ad apprendere e studiare.

Nonostante i limiti strutturali e di competenze in ambito tecnologico, la scuola non si è fermata, anzi sta cercando di aiutare i ragazzi tramite la didattica a distanza,

in un confronto/apprendimento reale e virtuale mai osato prima: una vera sfida per studenti e insegnanti.

Gli insegnanti stanno reiventandosi come creatori di video didattici e di lezioni registrate, supportati da strumenti tecnologici, piattaforme certificate che rendono possibile, in conformità alla privacy, la didattica a distanza.

Non deve mancare in questa situazione la capacità degli insegnanti di farsi ascoltare e rendere vivo negli studenti il desiderio di studiare e, con la loro presenza, di aiutare i ragazzi a mantenere, in un certo senso, la quotidianità almeno nell’insegnamento.

Gli utenti: il mondo tecnologico degli anziani

In questa difficile situazione di emergenza, la tecnologia quindi è un fedele alleato per tutti noi, giovani, meno giovani e anziani. Per noi utenti del web, dei Social che tramite questi strumenti restiamo in contatto con il mondo.

Un mondo che al momento sta lottando e soffrendo all’unisono ma che cerca, restando a casa, di andare avanti con speranza, per raggiungere tutti il medesimo obiettivo: sconfiggere il COVID-19.

Un mondo che oggi sempre di più dice «grazie tecnologia che ci permetti di essere vicini pur essendo lontani, che, tramite una “semplice” video chiamata, ci doni la possibilità di vedere il sorriso e sentire la risata dei nostri cari».

Perché se la “distanza sociale” non ci permette di condividere con gli amici momenti importanti, ora, con una “semplice” video chiamata, possiamo condividere lo stesso un buon un caffè o un aperitivo virtuale.

Ma soprattutto, in questa situazione di emergenza, la tecnologia diventa un fedele alleato per allietare la solitudine di anziani che, non potendo ricevere visite, si sentono ancora più soli nelle loro abitazioni.

Così come nelle case di cura, gli stessi operatori sanitari si fanno portatori di conforto non solo terapeutico ma anche umano, aiutandoli a capire come poter effettuare una video chiamata o, semplicemente, a fare una telefonata alla propria famiglia.

La tecnologia: salvagente per il mondo sanitario

Operatori sanitari, medici, infermieri che in questa emergenza sanitaria sono in prima linea per combattere questa guerra, per sconfiggere questo nemico invisibile, ma che sono i più esposti al rischio di contagio.

Sono loro che sacrificano la loro stessa vita per noi, trascorrendo ore e ore in corsia per curare i malati e per cercare di salvarli dall’aggressività del virus.

Il nostro “fedele alleato”, la tecnologia, può essere di supporto anche al personale medico e sanitario:

  • all’interno dell’ospedale, sostenendoli nel loro lavoro, tramite la fornitura di tutti i necessari dispositivi medici e dei dispositivi tecnologici di terapia intensiva per i pazienti. Un passo importante in questa direzione deve essere fatto soprattutto dalle istituzioni che supportino anche le aziende tecnologiche a produrre tali dispositivi.
  • in smart working, ossia mettendo a disposizione strumenti di Intelligenza artificiale che possano consentire al personale sanitario di effettuare visite a distanza, così da non esporsi al rischio del contagio.
  • oltre a monitorare, tramite particolari dispositivi e algoritmi, la salute dei pazienti cronici, senza che necessariamente si presentino in ospedale mettendo a rischio la loro stessa salute.
  • così come, per monitorare i contagi e tracciarne la trasmissione, sarebbe bene utilizzare la procedura del cosiddetto contact tracing digitale, di fatto già utilizzato da Cina e Corea del Sud, ai fini di un contenimento del virus.

Che sarà del domani?

L’imprevisto, il virus COVID-19, ci ha colti alla sprovvista, ci ha distolto dalla nostra quotidianità, dalla nostra zona di comfort, immettendoci in uno stato di incertezza, di inquietudine. Ma non ci siamo fermati, abbiamo reagito e agito, ognuno di noi sta facendo la sua parte per combatterlo.

Ma quale sarà il “dopo”?

Cosa accadrà quando tutto tornerà alla normalità, quando potremmo eliminare la “distanza sociale”? Saremmo pronti a riavvicinarci?

A mio parere quando la vita tornerà nella normalità, per molti, probabilmente, non sarà così semplice e naturale riavvicinarsi e darsi anche solo “una stretta di mano”.

Questo perché stiamo vivendo una condizione che ci sta segnando profondamente e penso che solo il tempo aiuterà la guarigione psicologica di ognuno di noi.

Cosa succederà a livello professionale? Avendo sperimentato questo nuovo modo di comunicare e vivere la tecnologia, saremo in grado di trarne gli aspetti positivi, in termini tecnologici, di questa situazione eccezionale?

Io penso proprio di sì, ritengo che ogni settore non tornerà indietro, anzi, proseguirà in questa direzione, implementando la trasformazione digitale. Sarà un nuovo punto di partenza su cui lavorare e sviluppare nuove aspettative e obiettivi.