La capacità di comunicare con noi stessi, il modo in cui percepiamo questa comunicazione, interpretiamo gli eventi e gestiamo le emozioni, ci permette di determinare come essere e agire nella relazione con l’altro e nella costruzione del nostro cambiamento.
Questa comunicazione che parte dall’ascolto di noi stessi deve essere un pratica positiva, gestita con umiltà e gentilezza sia nei nostri confronti che nei confronti dell’altro.
La “gentilezza, anche quella digitale, è un valore ma anche un percorso, un viaggio da compiere , con sé stessi e con gli altri”
“Sempre online, si rischia anche di disabituarsi a essere gentili, in primo luogo con sé stessi e con gli altri, di adottare forme e modalità relazionali che rendono difficile praticare la gentilezza non in modo strumentale, ma con l’obiettivo di costruire, coltivare e consolidare rapporti veri, concreti ed empatici”.
“Essere gentili, nella relazione, è appartenere a qualcuno e offrire appartenenza reciproca, è sentirsi parte di qualcuno e/o far parte delle sue storie e narrazioni, esperienze ed eventi, è riguardare e riguardarsi, perché la gentilezza deve essere rivolta anche a sé stessi, oltre che all’ambiente in cui ci si muove (reale e virtuale) e agli altri.
Essere gentili significa conoscere l’importanza dell’altra persona, portarle rispetto, mai negando l’altro, la sua diversità e particolarità, e mai ignorandolo.
Su questo tema vi invito a leggere un interessante e-book scritto da Carlo Mazzucchelli e Anna Maria Palma: