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adescamento in rete...non è un gioco

Grooming, sexting, sextortion…parole ormai sempre più diffuse nel mondo del web, strettamente legate a bambini e adolescenti e ai rischi di adescamento online e offline.

Bambini e adolescenti adescati in rete, tramite i Social Networks, le chat o i siti dei giochi online, da soggetti adulti con lo scopo di molestarli nell’animo e nel corpo: vittime deboli, escluse dal “gruppo”, con un profondo vuoto interiore e desiderio di attenzione o di apparire.

L’adescamento in rete (“grooming”)

L’adescamento in rete o “grooming è il fenomeno nel quale un adulto tenta di avvicinare, tramite il web, un bambino o adolescente per scopi sessuali.

Per mettere in atto tale fenomeno, l’adulto adescatore agisce con molta abilità, utilizzando un metodo accurato, ben studiato, per vincere le possibili resistenze della potenziale vittima minorenne e conquistarne la fiducia.

Si crea quindi tra adescatore e vittima una “relazione di amicizia” che, nel tempo, rischia di sfociare in una “relazione intima”.

Adescamento: percorso graduale

L’adescamento è un percorso graduale, inizialmente non violento.

Nato da un primo “incontro” tramite una chat, un gioco online, un App, in cui i due soggetti si conoscono senza apparenti secondi fini, ma dove, con la giusta cura e furbizia, l’adescatore porta la vittima a fare ciò che lui desidera.

Di norma l’obiettivo ultimo dell’adescatore è trasformare l’incontro virtuale in un incontro reale, quindi, per mettere in atto il suo crimine, procede per gradi.

Innanzitutto, convince la potenziale vittima a passare, dalla chat pubblica, ad esempio, in cui è avvenuto il primo contatto, ad una chat privata dove l’adescatore è certamente più libero di agire e ottenere dalla vittima prescelta anche le informazioni personali.

La maestria nell’azione di adescamento porta la vittima a fidarsi, a non farsi nel tempo più molte remore nel rispondere alle richieste, fino ad accettare, nella sua ingenuità, qualsiasi pretesa l’adescatore possa avere, anche di natura sessuale.

Adescamento: l’abuso

La conversazione può essere indirizzata, in un primo momento, verso argomenti di interesse comune per il minore, come la musica, lo sport, i videogiochi.

Per poi, gradatamente, passare a temi più profondi – una volta che il minore ha superato lo scoglio della diffidenza nel confidarsi con uno sconosciuto – e riuscire a conquistare la fiducia della vittima: presupposto essenziale che aiuta l’adescatore a raggiungere il proprio obiettivo.

Quello di trasformare l’incontro virtuale di natura sessuale in un incontro anche reale: è qui che l’adescatore mette sul piatto la sua vera natura, quella di pedofilo.

Profilo dell’adescatore (malintenzionato o pedofilo?)

L’adescatore è di fatto un profondo conoscitore del mondo dei bambini e degli adolescenti, quindi capace di agire sulle loro paure e sui loro bisogni per riuscire ad abbassarne le difese.

L’adescatore dimostra di essere un grande ascoltatore e interessato a ciò che il bambino/adolescente ha da dire. Tende a raccontare avvenimenti che possano essere per il minore un’ancora di salvezza per la propria vita, un mezzo di avvicinamento, diventa perciò un confidente.

Favorito dall’anonimato, l’adescatore può assumere una diversa identità, presentandosi anche come coetaneo della potenziale vittima minorenne: è abile nella manipolazione psicologica.

I propositi dell’adescatore

Con queste sue capacità l’adescatore può mettere in pratica il suo proposito di:

  • soggetto malintenzionato che desidera avere un po’ di compagnia online, magari spinto dalla solitudine, che di per sé non sfocia in atti a sfondo sessuale;
  • vero e proprio pedofilo, raggiungendo l’apice dell’atto criminoso con atti esplicitamente di natura sessuale.
  • soggetto il cui fine ultimo non è l’abuso sessuale diretto con il minore, ma l’induzione alla prostituzione o la tratta dei minorenni a scopo sessuale: quindi un proposito d’interesse economico.

È un processo che avviene in tempi lunghi, ma è una tattica comprovata per fare in modo che la vittima si senta sempre più attratta da questo interlocutore virtuale, che si fidi e si affidi a lui senza timore.

La vittima ideale del pedofilo

Il pedofilo giocando sul normale bisogno di attenzione o di apparire del minore, o la mancanza di autostima, tipici dell’età adolescenziale, riesce a persuaderlo a farsi foto in atteggiamenti intimi o a spogliarsi davanti ad una webcam (“sexting“).

Raggiunto tale scopo, il pedofilo compie il passo successivo: convincere la vittima al silenzio attraverso il ricatto (“sextortion”) e l’abuso psicologico (lo esorta a non dire nulla ai genitori e a nessun’altro, minacciandolo di condividere foto e immagini che lo riguardano).

Il pedofilo ha la capacità di far credere al minore che ciò che è accaduto sia assolutamente normale o che la colpa di quanto successo sia sua. Pertanto, nel momento in cui l’adescatore, raggiunto il suo scopo, interrompe di fatto la relazione, il bambino/adolescente entra in crisi.

L’umiliazione e la vergogna della vittima

Il bambino/adolescente abusato si sente umiliato e questo sfocia in un profondo senso di vergogna su ciò che è accaduto, oltre alla consapevolezza sempre più concreta di aver raccontato se stesso ad uno “sconosciuto” e non ad un “amico”.

Il disagio di fronte a questa gravosa situazione aumenta nel momento in cui il ragazzo si rende conto:

  • che non ha più alcun controllo su tutto quello che ormai ha condiviso con “quella persona”;
  • che potrebbe subire ulteriori ricatti dal suo adescatore, il quale è nella posizione di poter liberamente condividere le sue foto/video con altri.

Questa consapevolezza può distruggere psicologicamente e fisicamente il bambino/adolescente che per la vergogna e la disperazione di ciò che ha fatto e subito non è in grado di confidarsi con i propri genitori, per paura di essere sgridato e punito.

Ma è fondamentale far sapere a bambini/adolescenti che non è mai troppo tardi per raccontare un abuso.

Quindi… fate attenzione ragazzi… non “navigate” con gli sconosciuti!!!

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